Intervista a Marco Nuzzo – Abiogenesis, il suono che dissolve la nascita

Marco NuzzoVetrina delle Emozioni, insieme agli autori e artisti che ne animano la visione, desidera ringraziare profondamente Marco Nuzzo per il suo straordinario contributo poetico e artistico. Con Abiogenesis, il suo primo concept album, Nuzzo ci conduce in un viaggio sonoro e filosofico che sfida ogni narrazione convenzionale sull’origine. Un’opera che non racconta la nascita, ma la dissolve; che non cerca redenzione, ma evoca la rovina come forma di preghiera. È con grande emozione che gli diamo voce in questa intervista.

Abiogenesis è un titolo potente e provocatorio. Come nasce l’idea di trasformare una teoria scientifica in un viaggio poetico e sonoro?

L’idea è un amalgama di decisioni postume, sviluppatesi attorno a quelle che erano originalmente nate come poesie, molte delle quali edite. Tuttavia, la decisione di tradurle in musica ha portato a un ulteriore e liminale lavoro, è stato come ripartire da zero, ché decidere di tradurre poesie – già di per sé ostiche (mia scelta e formazione) – in qualcosa di più accessibile e musicalmente comprensibile mi ha causato non pochi mal di testa. Per non parlare del fatto di crearmi un mini studio nel quale comporre e mettere in piedi un progetto che volesse esprimere un po’ i concetti alchemici della trasformazione di Citrinas e Rubedo o, per definirlo in maniera meno ancestrale e più scientifico, il passaggio della trasformazione più difficile e dolorosa del mondo, dalla materia inorganica a quella organica, appunto l’abiogenesi che, nel quadro di quest’album, trova connotazioni differenti: amminoacidi e proteine sono qui rappresentate da musica e poesia, il tempo necessario per lasciar macerare il brodo primordiale in elucubrazioni metal e qui comincia a nascere il progetto. Penso che la trasformazione sia dolore ma anche bellezza. Una crisalide, un addio, una continua ricerca, ritengo siano necessariamente delle stazioni da considerare, mentre si respira e spesso i passaggi sono dolorosi, segnano. Nascere è sì dolore e bellezza (Cioran, perdonami!) ma trasformarsi è peggio, molto peggio. Quando nasci sei come il pongo e qualsiasi forma, qualsiasi strada va bene e ciò è sotto gli occhi di tutti; basti guardare la diversità degli usi e dei costumi dei popoli, ognuno con proprie credenze, con proprie religioni e verità, relative o assolute, volutamente innestate nell’individuo nel tempo. In tal caso il passaggio è lento, alla nascita si è portati ad accogliere qualunque dettame come verità assoluta. Poi maturi, cresci e ti scontri con realtà differenti da quelle che ti hanno impartito. Non sei più così malleabile; ti hanno insegnato la verità e oggi quel che ti propongono cambia. Un individuo, un animale, qualunque forma di vita, deve accettare la trasformazione di ciò che ruota attorno per poter sopravvivere, pena l’estinzione. Abiogenesis, quest’album, si fonda su tale concetto. Riprendendo il concetto iniziale di abiogenesi, vuole macinarlo, fonderlo ulteriormente in qualcosa di nuovo. Beccatevi anche voi ‘sto mal di testa!

Nel tuo album la divinità non discende dall’alto, ma emerge dal fango. Cosa rappresenta per te questa inversione simbolica?

È l’Adam la divinità, l’uomo che crea l’uomo dal fango o brodo primordiale, l’uomo che diviene Ieromante e che crea il suo Pantheon di dei guardando la Luna (“Dea Ialina”).

Hai diviso l’opera in sezioni rituali come genesi, rovina, catabasi, preghiera, ritorno e coda. Come hai costruito questa struttura e cosa ti ha guidato nella sua definizione?

Pretestuosamente è questa la vita dell’uomo: nascita, scoperta del dolore e della morte, discesa negli inferi o nella disperazione, preghiera quale gesto apotropaico per una salvazione, fosse anche eterna. Ritorno vuol dire trasformazione, poiché dopo le fasi precedenti non si torna mai integri ma con occhi che hanno visto troppo per poter chiudersi, un po’ come avviene nella follia dei racconti di Lovecraft. Dopo la scoperta del dolore, persiste sempre quel senso d’inquietudine che porta a stressare la mente sino alla follia. Gli dèi consolano la carne, permettono progettualità postume, continuità e smorzano, un po’ quella follia che si accatasta negli individui.

 

I testi sono densi di riferimenti filosofici e mitologici. Quali autori o correnti hanno influenzato maggiormente la tua scrittura?

Filosofie e miti ripresi da vari autori. In primis Cioran, Foucault, Deleuze e Guattari e poi ancora David Benathar e Thomas Ligotti ma ne sto omettendo tanti per la filosofia; ma anche Lovecraft o Block per i miti.

La musica di Abiogenesis è descritta come liquida, instabile, stratificata. Come hai lavorato sul suono per renderlo così viscerale e corporeo?

Ho composto le parti musicali in base a ciò che scrivevo, riarrangiandolo con le diverse strumentazioni. Un grosso aiuto l’ho avuto dai software, non potendo avere un grosso studio e disponibilità di strumenti, ho riadattato le parti suonate con la chitarra a varie strumentazioni. La struttura è liquida e instabile perché non aderisce a identità predefinite ma mescola vari generi. Ho utilizzato molto le scale orientali come la frigia di dominante, che sebbene si presti a vari generi musicali, compreso il metal, non sempre è considerata, solitamente i gruppi preferiscono la pentatonica o la scala blues. Per questo lavoro ritenevo bello metterci un accento orientale, credo dia un sapore di mistero e di bellezza eterea, di evocazione.

Nel  tuo lavoro emergono figure come Dea Ialina, Selene, Evergete e The Hieromant. Sono archetipi, simboli o frammenti autobiografici?

Effettivamente c’è un bel po’ di autobiografia in queste figure, che riflettono parecchio i passaggi e i miei stadi di crescita personale. Tutto il lavoro in sé riflette un po’ la mia esperienza che non per forza è dettata da vita vissuta ma che si rifà anche alle mie letture. Fortunatamente posso dirmi contento di essermi confrontato con esperienze editoriali di certa fattura che mi sono servite ad aprire nuovi occhi sul mondo e, spesso, a cambiare opinione, non senza tormenti e dolori.

Hai parlato di “esperienza, intuizione, disgregazione”. Cosa speri che il pubblico provi ascoltando Abiogenesi?

Forse solo un riscontro, non cerco consensi o assensi negli altri anche perché ciò che ho raccontato rappresenta già la vita di tutti, ognuno coi propri problemi, le proprie esperienze o intuizioni e disgregazioni. Si tratta di dare un peso maggiore o minore a una di queste fasi. C’è chi si sofferma sulle esperienze e ci rimugina sino al logorio, c’è chi riesce a glissare. Idem per le intuizioni e per la disgregazione. Sono tutte fasi che portano alla formazione della pietra filosofale e, probabilmente, la trasformazione umana, quella pietra filosofale è il non dover condurre a nessuna soluzione ma prendere ciò che viene per quel che è, al di là dei propri ritmi e delle proprie circolarità, del proprio uroborico eterno ritorno nietzscheiano, come ci ritrovassimo in un maestoso sistema adiabatico per cui, prima o poi, si avvera il teorema delle ricorrenze.

Guardando al futuro: Abiogenesis è un punto di partenza o un atto unico? Hai già in mente nuove direzioni artistiche o poetiche da esplorare?

Forse Abiogenesis non è un album, ma un organismo. E come ogni organismo, respira, muta, e muore. Ho sempre avuto questa idea di voler trasporre le mie poesie in musica e volevo creare un progetto che fosse innovativo, che prendesse idee da gruppi come Wardruna, Tenhi e Sólstafir, con un’identità ancestrale e sciamanica ma che la trasportasse in una dimensione mia, personale, con tutte le variabili già illustrate. Non so se ciò avrà un’eco e poco importa. Volevo creare questo progetto e l’ho fatto manu propria. Poi ho parlato di teorema delle ricorrenze. Probabile pure che sopraggiungano nuovi mondi, in futuro. Mi contraddirei se lo negassi a priori. La scelta di inserire l’Album su canali gratuiti forse è penalizzante ma, per questioni personali, la preferisco.

Intanto grazie a te, ai lettori e a Vetrina delle Emozioni per l’intervista. Spero quest’esperienza possa lasciare qualcosa in più a chi la ascolta.

Marco Nuzzo Abiogenesis Fanpage

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