Intervista di Gaetano Cuffari ad Antonella Gigantino
Vetrina delle Emozioni ringrazia Antonella Gigantino “Giga”, Poetessa e Vocalist del gruppo New-Wave/ Elettronico salernitano dei Vidra, per questo prezioso contributo in esclusiva.
I VIDRA nascono nell’estate 2006 dall’incontro tra Antonella “Giga” Gigantino (poetessa e vocalist) e Francesco “Frencio” Fecondo (tastierista e compositore). Dopo i primi esperimenti elettronici di matrice anglosassone (sullo stile di Eurythmics e Yazoo), il duo si sposta verso il Pop d’autore italiano senza perdere l’interesse per le tecnologie applicate alla musica. Le prime canzoni scritte confluiscono nell’EP “Origami”.Il disco conquista la commissione di Sanremo Rock che porta la band sul palco del People of Art (Modena) nell’edizione del 2007. L’esperienza si conclude con la settima posizione alle finali nazionali. Segue la pubblicazione del brano “Chiedi alla polvere” all’interno di una compilation distribuita in rete sui portali del Gruppo Mondadori e con il Corriere di Sicilia. Nell’estate del 2008 il duo partecipa a “Una Botta di vita”, concerto di beneficenza per il poeta romano, Evio Botta (“sindaco dei clochard”). Pochi mesi dopo “Chiedi alla polvere” viene premiata come migliore canzone in gara allo Stereolab Music Festival. All’inizio del 2009 i Vidra danno alle stampe il loro primo EP ufficiale , “Conti su Conti”, distribuito su iTunes. “John Ford”, la open track del disco, entra nella compilation vol.6 di Rockit. In chiusura d’anno collaborano ad alcuni lavori della RedEyeFilm di Genova, diretti dal regista MTV Francesco Rotunno (Meganoidi, Marti, Bugo) e presentati con un concerto multimediale in apertura ai Musica Nuda. Nel 2010 e il 2011 il duo continua nella direzione delle video-performance realizzando gli spettacoli “Moby Dick, l’Oceano e i relitti musicali”, “R.a.e.D – Requiem aeternam dona”, “S|pace – Monologo a due voci”, “Grand Theft Vidra”. La formazione viene arricchita con l’inserimento del chitarrista e videomaker, Davide Emanuele Zinna, e della violista Michela Coppola. All’inizio del 2012 i VIDRA tornano in studio per realizzare il nuovo album ripartendo dal singolo “Cosa nasconde il cielo?”, firmato insieme al cantautore romano Alessandro Orlando Graziano. Vincitori del Broken Stone Festival, aprono il concerto della Bandabardò a Contursi Terme (Piazza Garibaldi).
Buongiorno Giga e benvenuta su Vetrina delle Emozioni. Iniziamo subito questa intervista con una domanda “pepata”: Come collochi i Vidra rispetto alle ipotetiche tendenze del panorama discografico italiano in questo momento?
Buongiorno a te.
I Vidra sono una versione moderna, dal punto dei vista dei suoni, del cantautorato classico italiano. Come i grandi sperimentatori degli anni ’80 (Eurithmics, Yazoo, Matia Bazar), facciamo camminare insieme – nei limiti delle nostre possibilità – la ricerca nella scrittura e la ricerca tecnologica.
Secondo il tuo giudizio, la dimensione attuale del cantautorato italiano è rimasta inalterata rispetto al passato oppure è cambiata?
Le canzoni di oggi muoiono in tempi veloci. Tranne Tiziano Ferro, da più di dieci anni non sforniamo qualcuno capace di restare in scena. Le canzoni sono usa e getta, pochi giocano con la musica. Sono di moda le chitarre scordate e l’emozione facile. Noi Vidra siamo degli esploratori, lavoriamo molto sulle combinazioni di parole e di suoni, questo ci rende un po’ antichi…
Proviamo ad inoltrarci in maniera più specifica dentro il progetto Vidra. Come prende forma un vostro brano?
Io vivo di suggestioni, un film, una parola, una luce, un panorama, una frase sentita di sfuggita. E scrivo. Il testo arriva a Frencio (Francesco Fecondo), il mio partner di sempre, che lo rende musica, stravolgendo le metriche a seconda delle esigenze o del suo gusto. Da lì nasce la grande ricerca dei suoni elettronici da cui far partire l’arrangiamento. Poi l’innesto delle atmosfere classiche con la viola di Michela Coppola e il rock con i riff di chitarra di Davide Emanuele Zinna.
Cosa c’è dentro la poetica dei testi dei Vidra ?
Ci sono io, i miei sentimenti, le mie passioni, sempre di getto e in un buon italiano chè c’è tanta mondezza lessicale in giro.
Nei vostri testi si possono scorgere talvolta riferimenti letterari e cinematografici. Qual è il vostro rapporto con la letteratura e il cinema e che incidenza hanno essi sulla natura del progetto che proponete?
Io leggo, scrivo, di continuo. È un’esigenza, come l’aria. Il cinema poi è la mia passione: ho un blog in cui recensisco film visti in continuazione. Il cinema di una volta, quello anni 40-50 mi emoziona fino alle lacrime, così come una certa letteratura straniera da Hornby a Fante, passando per Philip Roth e Philippe Petit, il funambolo: “Man on wire”, il documentario in cui si racconta la sua impresa sul filo tra le Torri Gemelle, ha suggestionato l’ultimo anno di vita. Come un viaggio, accanto a lui, insieme a lui, su quello stesso filo.
Il frizzante sound elettronico dei Vidra richiama sonorità musicali internazionali, ma anche nazionali, se consideriamo le diverse esperienze sperimentali di casa nostra tra la metà degli anni ’70 e poi degli anni ’80. Quanto reputi sia stato importante quel periodo musicale in Italia e cosa ha prodotto in termini prettamente culturali nel nostro paese?
Epoca di cambiamento e trasgressione, epoca di sperimentazioni. Non avrei mai immaginato potessimo diventare così bigotti nel futuro prossimo. Noi italiani siamo bravi a resettare, dimenticandoci del prima.
Uno dei vostri ultimi brani, la bellissima “Cosa nasconde il cielo?”, rivela ancora una volta al pubblico ascoltatore la vostra intensità meditativa e comunicativa rispetto ad importanti tematiche. Potresti parlarci di questo brano?
Il brano è stato scritto con Alessandro Orlando Graziano, cantautore romano che debuttò per la Virgin Music alla fine degli anni ’90 e che rappresenta oggi – dopo 15 anni di attività – uno degli autori “alternative” più brillanti. Il brano è una riflessione su Dio e sul senso delle religioni. Alessandro fa riferimento ai primi totem idolatrati per lenire la solitudine e la paura della morte… Siamo sempre attenti, anche nelle collaborazioni, a toccare contenuti universali senza essere banali.
In questo, come negli altri brani da voi composti recentemente, riscontri un cambiamento rispetto ai brani d’esordio e, se sì, in quali termini?
Siamo cresciuti molto, sia nei testi sia nella musica. La ricerca di Frencio è infinita, così come la sua passione. L’apporto di Michela Coppola è stato notevole. Grazie a lei i nuovi brani sono stati costruiti con arrangiamenti più maturi. La commistione tra l’elettronica giocosa e il rigore di uno strumento così difficile è diventato il nostro segno distintivo.
Nel corso di questi primi sette anni di vita avete preso parte a diverse manifestazioni dal vivo, alcune delle quali di particolare rilevanza. Quanto è importante per i Vidra la dimensione live?
È il nostro modo di confrontarci. Tra di noi e con il nostro pubblico. L’unico modo possibile di arrivare alle anime della gente. Negli ultimi concerti abbiamo cambiato stile: abbiamo abbandonato il regime glaciale delle performance tipicamente new-wave e abbiamo inserito dei momenti di racconto. Lo stimolo è venuto da una data teatrale progettata come un recital. Da lì abbiamo ritagliato dei momenti per la spiegazione dei brani, dei momenti dedicati alla descrizione dei nostri incontri…
E adesso una domanda “speciale” solo per te, diciamo “extra Vidra”: facendo conto sul fatto che sicuramente anche tu, come me, sia rimasta affettivamente legata alle sonorità dei cartoni animati che hanno accompagnato la crescita dei nati in Italia a partire dalla metà degli anni ’70 in poi, se te ne fosse data la possibilità, per quale di essi ti sarebbe piaciuto scrivere la sigla?
Avrei adorato scrivere la sigla di tutti quelli futuribili (da Goldrake a Mazinga a Yattaman) con un occhio di riguardo per Remì. La sua sfiga mi affascina anche ora!
Scherzi a parte, una volta io e Frencio abbiamo riarrangiato “Galaxy 999” degli Oliver Onions.
Prima o poi la incideremo…
Molto Bene. Adesso però voglio togliermi il capriccio di fare l’enigmatico con quest’ultima domanda (metto idealmente anche gli occhiali e il baffo posticcio per darmi un tono): se i Vidra fossero “Notte”, che Notte sarebbero?
Sarebbe una notte in cui sarebbe possibile capovolgere il senso del tempo.
Una notte di certo singolare quella che descrivi, profumata d’aria fine come la Musica che proponete. Nell’attesa di una nuova chicca firmata “Vidra” ti ringrazio per la disponibilità e ti porgo i più cordiali saluti da parte di tutto lo staff di Vetrina delle Emozioni.
Grazie infinite per l’intervista… A novembre arriverà “Nelle Pause”, il nostro nuovo singolo.
Vi piacerà. A presto
A cura di Gaetano Cuffari