INTERVISTA DI GAETANO CUFFARI E GIOIA LOMASTI A PIER MAZZOLENI

Vetrina delle emozioni ringrazia Pier Mazzoleni per questo magnifico contributo.

Pier Mazzoleni è un cantautore che miscela la sua storia alle composizioni, raccontate con pochi ed essenziali elementi, con l’emozione costante del rapporto col pubblico. Racconta testi che profumano di mare, di orizzonti e ironie metropolitane, di club fumosi, di amori.
Il tocco del pianista e fisarmonicista, la sensibilità, la sua profonda interpretazione e quel modo di stare sul palco, fanno di lui un comunicatore. Si presenta con la sua faccia, con il suo mondo nudo a volte incantato e visionario. Le sue canzoni sono intrise e grondanti di jazz e di swing, di ritmi latini, di America, di ricordi e passioni, di storie comuni. Ma anche di racconti popolari.
Muove i primi passi nella musica a 9 anni, come fisarmonicista e ben presto, grazie alla tecnica acquisita, passa alla musica classica. Ottiene buoni piazzamenti in alcuni concorsi regionali. I Fratelli Toti e Mino Spallino del gruppo Le piccole ore lo scoprono e lo presentano al discografico Tilesi titolare di Alpharecord a Burago Molgora (Mi). Con il progetto Discotangotanz Pier partecipa al dopo Festival di Sanremo nel Febbraio del 1983 (a quindici anni), ripreso in tv da La Bussola di Viareggio. Si esibisce con il gruppo dei Made in Italy, prodotti da Tilesi. Segue una tourneè di concerti e dirette radio-televisive in Italia con la partecipazione al programma Domenica in presentato da Pippo Baudo. A Pier appartiene una voce forte nel timbro a tratti dolce e teatrale e non è raro scorgere nei suoi scritti parole, modi di dire o inflessioni francesi, reali o inventate.
Gli è naturale la formula del “Solo voce-pianoforte”. In concerto Pier libera sé stesso, il che contribuisce a creare un ponte continuo con il pubblico.
Costituisce il “PM Acoustic Quartet” gruppo attraverso il quale, oltre al suonare i brani più importanti della musica italiana (soprattutto le canzoni della scuola genovese, e su tutte quelle di Luigi Tenco con cui ha un legame forte e indissolubile), sperimenta generi alternativi e collabora con musicisti del panorama pop jazz italiano. E’ direttore del Centro Emotivo Musicale, la scuola di musica da lui fondata a Bergamo nel 2003, presso cui insegna pianoforte e fisarmonica.
Nell’inverno 2007 è ospite di Red Ronnie per l’intervista e il concerto sul palco dei Miti della musica di Bologna.
E’ finalista al Premio Donida 2010.
Nel gennaio e febbraio 2013, in trio con il percussionista senegalese Dudù Kouate e l’hammondista Alberto Sonzogni, porta in giro il tour teatrale “È un uomo” in cui, con la formula a lui più congeniale del teatro canzone presenta i suoi brani, nella duplice veste di cantautore e attore recitante. Lo spettacolo è a cura della regista Rai Silvia Barbieri. Escono diverse recensioni, su tutte quelle su Il Giorno e sul Corriere della sera.
A ottobre 2013 tiene alcuni concerti in duo acustico con il chitarrista Michele Gentilini, a Parigi e a Saint Baux in Normandia, prodotti da La fabrica quoi.
Il 20 dicembre 2014 è sul palco del PalaFacchetti di Treviglio con Paolo Vallesi, Andy dei Bluvertigo e Luca Napolitano per un omaggio a Jenni Cerea.
Il 21 marzo 2015, è ospite al “Primo Memorial Luigi Tenco” al Teatro della Ruggine di Acquiterme, dove presenta una sua rivisitazione jazz di Vedrai vedrai e alcune sue composizioni dal disco La tua strada.
Il 28 maggio 2014 vede la pubblicazione, con la casa editrice David and Matthaus, Dicembre mai cercato, il suo primo romanzo, presente nei cataloghi Feltrinelli e Mondadori. Tra ottobre e dicembre 2014 tiene 15 presentazioni, quasi tutte con concerto a seguire. Pier è autore di alcuni racconti brevi e circa 200 poesie, scritte dal 1998 a oggi e non ancora pubblicate.
Portano la sua firma i progetti musicali “L’Isola canzoni d’autore” del 2006, disco pop jazz contenente 10 inediti più una versione pianistica de L’isola.
Registrato tra Maggio e Giugno 2009 “La tua vera identità” il suo secondo lavoro di inediti, 12 brani, di cui Pier è compositore e produttore artistico.
Il terzo disco dal titolo “La tua strada” esce a Gennaio 2012 e contiene 13 canzoni inedite. Il nuovo lavoro, il cui il singolo omonimo è uscito in diverse radio italiane, è scritto dallo stesso autore per l’etichetta Oddtimesrecords e distribuito da Egea italia.
Il suo quarto album di inediti è del 2016, Gente di terra, ed è lo specchio del nostro tempo. Il riflesso di popoli che si spostano sulla superficie del globo, le voci degli uomini in cammino e quelle di altri uomini che hanno paura del cambiamento.
Il 29 marzo 2016 esce il suo secondo romanzo, Il destino di Ippolita, edito dalla casa editrice Silele.
Tutti i suoi dischi sono in vendita su Itunes, sono su Spotify e altre piattaforme di musica digitale. Interviste, video sul canale Youtube, recensioni radiofoniche e diverso altro materiale inerente il suo lavoro artistico sono presenti in rete.

Molte le collaborazioni di Pier Mazzoleni con artisti di rilevanza, per citarne alcuni:

Maxx Furian (Laura Pausini, Patty Pravo, Max Pezzali, Franco Battiato), Daniele Moretto (Max Pezzali, Zelig, Enzo Jannaci, Paolo Jannaci), Guido Bombardieri (Elio e le storie tese), Paolo Manzolini (Aida Cooper), Roger Rota, Stefano Bertoli, Tito Mangialajo Rantzer (Anna Oxa), Massimo Scoca (Enrico Ruggeri, Enzo Jannaci, Lucio Dalla, Ornella Vanoni, Demo Morselli), Lalla Francia (Demo Morselli, F. De Gregori, Eros Ramazzotti, Jovanotti, Ornella Vanoni, Renato Zero), Dino Cerruti, Fabio Piazzalunga, Alfredo Savoldelli, Gianluca Origone, Alice Gaiero, Alberto Sonzogni, Dudù Kouatè (Odwalla, Pietro Tonolo), Giovanni Cardillo, Gabriella Mazza, Matteo Milesi, Michele Gentilini, Andrea Rubini, Cristina Gambalonga, Fabrizio Pintorno, Arturo del Torchio, Luciano D’Addetta (Miriam Makeba, Enrico Ruggeri), Gigi Ghezzi, Tony De Castro (Franco Califano, Dario Bandiera, Teo Mammucari, Enrico Bertolino), Roberto Frassini Moneta, Dario Filippi, Jacopo Ogliari, Aurelio Pizzuto, Rachele Rebuscini, Vincenzo Di Bisceglie, Denis Mazzola…

pier mazzoleni canta

Ciao Pier, benvenuto su Vetrina delle Emozioni. Quando è nata la tua passione per la musica?

Ciao carissimi, grazie per la bella accoglienza. Beh, non fatico a ricordare che tutto nacque intorno ai miei otto anni. A quell’età mia madre mi iscrisse a scuola di fisarmonica, il mio primo vero amore. Fu un puro caso, direi un errore. Io scelsi a pelle il corso di tastiera ma quando fummo nella stanza degli strumenti con il maestro di musica, lui mi dirottò verso la fisarmonica. E oggi sono contento, ha fatto bene e gliene sarò sempre grato. Ma ancor prima sui tre anni, incapace di leggere, mi divertivo a mettere e ascoltare i dischi di mia madre nel mangiadischi, di quelli che oggi sono vintage. Il mio era arancione, della Geloso.

Hai già pubblicato quattro album, tutti disponibili su iTunes. L’ultimo, in ordine di uscita, s’intitola “Gente di terra”. Cosa racconta?

Avevo bisogno di riformare un po’ il mio mondo e uscire dall’etichetta di cantautore jazzy che mi portavo dietro, a cui peraltro sono legatissimo. Ho deciso di sondare la terra, intesa come territorio, volevo capire le persone… Mi sono guardato dentro e mi sono chiesto se volessi fare il musicista 360° o no. La risposta è stata sì. Non ho pensato alla costruzione di arrangiamenti particolari, le parole e la musica hanno agito da sole a un certo punto. Ho ascoltato la tradizione; ho messo la fisarmonica e altri strumenti popolari come il Sitar, li ho usati per le canzoni di Gente di terra. In quanto progetto cantato avevo bisogno di metterci tutta l’emozione del mondo che mi circonda; dentro non ci sono concetti complicati e chi ascolta l’album entra nel viaggio di questa società che si espande e cammina lungo tutti i continenti in questa migrazione continua.

Cosa intendi per “terra” e qual è il tuo personale rapporto con essa?

Nel mio mondo la terra è la madre da cui siamo nati tutti, la madre che ci ha portato in grembo. Il mio rapporto è di rispetto, di devozione e se mi permetti di figlio. E proprio come un figlio mi rivolgo a lei, mi capita di parlare con il mondo che ho di fronte (sorrido nel dirti questo, non prendermi per pazzo o per uno che parla da solo!). Tutto il genere umano, soprattutto i potenti e i burocrati/speculatori, dovrebbero cambiare atteggiamento e avere rispetto sincero per la terra. Purtroppo invece stiamo allontanandoci da questo e siamo sulla strada sbagliata. L’ultimatum ci è già stato dato, ho paura che i tempi stringano.

Nei tuoi brani, oltre a un raffinato intreccio di generi quali il Pop, il Jazz o lo Swing, nei testi ricorri all’utilizzo di francesismi. Qual è il tuo rapporto con la lingua francese?

Grazie per aver colto il mix di generi. Dare una certa ritmica e “colorare” una canzone è naturale ed è lei che te lo chiede e tu non puoi far altro che ascoltare, leggere tra le righe e provvedere! Una musica nasce già vestita, al contrario di noi che nasciamo nudi. E sì, mi piace ricorrere a termini francesi, quelle parole non stridono, sono leggere e “resistono alle intemperie col passare degli anni”… quei termini così rotondi, malleabili e soavi fanno arrivare il messaggio con grinta ancor maggiore e io li mischio ai mugugni e ai vocalizzi. Mi piacciono i vocalizzi, quelli li metto perlopiù durante il live, sostituendoli alle parole. Aggiungo che in Francia i cantautori sono fedeli a loro stessi, e parlo soprattutto dei cantautori importanti, quelli che mi hanno formato; Brel, Ferrè, Brassens. Gente che ha fatto scuola partendo dal bianco e nero. Artisti essenziali per molti motivi. Grande scuola.

Restando in Francia, recentemente una tua canzone intitolata “L’isola” è stata scelta per essere inserita in un cortometraggio francese. Potresti parlarcene?

L’esperienza de L’isola nel progetto del corto è da raccontare, ma non posso farlo ora, lo farò più avanti a bocce ferme e con dovizia di particolari. Quella è una canzone che mi ha dato soddisfazione in passato e me ne sta dando ancora, una canzone forse poco compresa e capita. Una musica che bisogno di aria per volare sul mare di cui parla. Ce ne sono un paio di versioni cover in giro, a me piace quella fatta da Adolfo Durante. Che ci ha fatto anche un bel video. Quando la eseguo nei live anche soltanto piano e voce la gente è attenta, ascolta, vuole vedere la tua faccia, guardarti negli occhi, capire quanti respiri fai. Chiedo sempre nei miei concerti di ascoltare i testi delle mie canzoni, prego il pubblico affinché non si soffermi solo alla tecnica di un musicista, all’umore e al lato estetico, ma ascolti le parole, che sono alla base di un cantautore molto più della musica. L’isola, come un altro brano a cui sono legato da amore viscerale “La mia libertè”, credo non sia soltanto un concetto, è per me un modo di esistere, senza compromessi.

pier mazzoleni pianoforte

Oltre ad essere un apprezzato cantautore che vanta numerose collaborazioni con artisti di rango sei anche uno scrittore con due romanzi all’attivo. Stai lavorando ad ulteriori progetti narrativi?

Le collaborazioni con bravi artisti in questi anni ci sono state e continuano ad esserci, questo è il dato certo per stendere ponti tra noi e chi ci ascolta. Credo molto nella professionalità. Parlando dei romanzi, il lavorare sui due libri devo dire che mi ha segnato. Mi hanno dato la carica giusta per provare a procedere anche in quella direzione. Da sempre annoto i miei pensieri e quello che mi fa star bene, quando faccio una passeggiata ad esempio, quando sono al mare o in famiglia, o mentre corro li registro nel telefono. Spesso durante la giornata scrivo su foglietti che tengo sulla mia scrivania in studio. Un giorno ho deciso di raccogliere parte di questi appunti grezzi e riportarli in bella copia; lì sono cominciati a nascere i primi capitoli di Dicembre mai cercato… La cosa poi mi è piaciuta e sono andato avanti con il Destino di Ippolita, l’altro romanzo. In questo momento ho due progetti che crescono paralleli, uno di poesie e l’altro è un romanzo che ho iniziato due anni fa e che vorrebbe uscire, ma credo passerà ancora qualche tempo. D’altronde musica e parole sono due emisferi complementari che si nutrono di tempo ed emozioni, vanno curati e accuditi con le giuste tempistiche, senza fretta.

A ragione, possiamo considerarti un cantautore lontano dalle logiche del mercato discografico. Secondo te, oggi, che spazio può ancora ritagliarsi il cantautorato in Italia?

Se c’è qualcuno lontanissimo dal mercato discografico quello sono io. Non ho mai capito davvero, le logiche della discografia, pur essendo in questo ambiente da un sacco di anni. Trovi gente con le palle quadrate che sono lì nel sottobosco, fanno piccoli concerti, si muovono in ambienti spesso non consoni alla loro preparazione pur avendo capacità e progetti interessanti. E dall’altra parte trovi persone che si fanno chiamare musicisti o ancor di più cantautori, che hanno uffici stampa di prestigio (perché con i soldi si può arrivare a far di tutto!), persone che a mio avviso hanno l’ambizione di far parlare di sé ma che hanno poca sostanza artistica. Chi non andrebbe in radio o in Tv di questi tempi? Spesso non ritrovo logica in questi “artisti”, non vedo un filo conduttore e non mi riferisco solo a personaggi della nuova scena musicale, ma anche a gente che gira da un po’. Sbaglierò a dirlo ma sono sincero. Io sono legato alle tradizioni, ai Dalla, De André, Guccini, Finardi, solo per citarne alcuni della vecchia guardia, però non disdegno affatto un nuovo emergente (l’arte ha bisogno di vere novità). Fatico a masticare certi nuovi personaggi che ci bombardano con messaggi contorti, a partire degli arrangiamenti delle loro canzoni. Intendiamoci, non sono contro gli arrangiamenti moderni fatti di suoni elettronici e psichedelici. No di certo! Sono contro la mancanza di idee e la voglia di trasgressione costi quel che costi, quello sì! La banalità centra poco con l’arte, scusami se mi permetto. Rispondo con poche parole alla tua domanda sullo spazio del cantautorato e, forse, mi ripeterò. Finché ci saranno idee, progetti chiari e personaggi con messaggi interessanti il cantautorato non si estinguerà. Non potrà chiudersi un’epoca così importante come quella che stiamo ancora attraversando da almeno sei decenni! Ma dovranno tornare a rifiorire i veri talent scout, quegli ometti che entravano nei localini per scoprire i nuovi veri artisti. Che poi oggi è più questione di marketing che di talento purtroppo, ma, nel mondo del multitasking, questa è un’altra questione.

Potresti parlarci dei tuoi progetti futuri?

Ora c’è un bel presente qui davanti, fatto di concerti e di obiettivi prossimi… ogni tanto esco in strada o nelle Piazze e mi diverto a fare anche il Busker, si dice così, prendo armi e bagagli e vado per le città a suonare la mia musica e a rendere omaggio ai grandi della canzone italiana. Porto i miei dischi sempre con me, suono le mie canzoni e le spiego, cerco di far respirare un po’ dei sapori che ho voluto mettere in quei progetti. Nel presente c’è la collaborazione con un’attrice e con un chitarrista, per attraversare lo spettacolo a 360°. Stiamo facendo le prove, è un lavoro grande che prevede la commistione tra teatro, musica e colori. Nel futuro invece c’è tutto quello che sono ancora i miei sogni più autentici, quelli del Pier bambino, c’è la voglia di scrivere il disco più bello che ho nella mente, di suonare nel posto più bello. E di vedere nascere il romanzo di cui ti ho parlato poco fa. Poi, sono curioso di ascoltare la versione de L’Isola nel cortometraggio. Mi vedo a scrivere colonne sonore e canzoni che, spero, potranno ancora piacermi ascoltate tra trent’anni, e che mi facciano pensare di non aver sbagliato a giocare con la vita in questo modo.

A cura di Gaetano Cuffari in collaborazione con Gioia Lomasti 

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