Intervista a cura di Gioia Lomasti e Alessia Ferrari Dream a Gatto Panceri
Ringraziamo di cuore Gatto Panceri per la disponibilità a noi dedicata su vetrina delle emozioni. Luigi Giovanni Maria Panceri nasce a Monza e cresce a Milano. Frequenta il conservatorio e si diploma da ragazzo. Ama e conosce la musica classica ma ama anche quella moderna. Partecipa diverse volte al festival di San Remo, a partire dal 1986, anno in cui presenta “Scherzi della vita”. La svolta nella sua carriera sarà nel 1992, con il brano “L’amore va oltre”, che vinse il premio della critica al festival sanremese.
Ciao Gatto, che età hai iniziato a interessarti alla musica?
Presi coscienza intorno ai 12 anni di avere un timbro e un estensione vocale non comuni ma solo a 14 anni un pomeriggio quasi per caso cominciai a strimpellare la chitarra di un amico nel cortile di casa. Dopo 3 giorni pero ne acquistai una e dopo un anno mi iscrissi in conservatorio e non al liceo. Colpo di fulmine.
Come è stata accolta la tua scelta di vita dalla tua famiglia, agli inizi della tua carriera artistica?
Direi bene, i miei non mi hanno mai imposto ne precluso niente. Erano contenti anche perché a 19 anni, grazie ai diplomi conseguiti in conservatorio, insegnavo già di ruolo alle scuole medie nelle ore di educazione musicale. Quando però ho lasciato il posto fisso di insegnante per dedicarmi totalmente alla carriera di cantante si sono un po’ preoccupati inizialmente ma poi, vedendo alcuni risultati importanti che ho ottenuto, si sono tranquillizzati.
Quale artista ti ha influenzato maggiormente?
Sono stati tantissimi, specie i cantautori in auge tra fine anni 70 e fine anni 80. Se devo però dire un nome italiano su tutti direi Battisti (naturalmente intendo l’accoppiata Battisti / Mogol). A livello internazionale la mia vera folgorazione musicale sono stati i Police di Sting, per me loro sono stati quelli che probabilmente hanno rappresentato i Beatles per la generazione che precedeva la mia. I Police avevano indicato in quegli anni al mondo quale sarebbe stato il futuro della musica che in effetti riscontriamo nei giorni nostri: la fusione tra loro dei vari generi musicali.
Quale parte riveste la musica nella tua quotidianità?
Direi totalitaria. Suono di fisso un paio d ore al giorno e canto almeno 1 ora. Scrivo sempre qualcosa, appunto frasi, idee musicali, giri d’accordi. Ascolto molta musica nuova da internet, acquisto cd e musica in digitale. Adesso che possiedo uno studio di registrazione consulto spesso manuali per fonici, per ottenere il meglio dalle mie macchine; spesso sperimento, spippolo, gioco coi suoni in studio. Sto prendendo anche serie lezioni di pianoforte, lo so suonare ma non come la chitarra, il basso e le percussioni.
Parlaci dei tuoi traguardi musicali e del tuo nuovo album Pelle D’oca e Lividi
12 album da cantautore in carriera sono già un bel traguardo. Poi se penso alle 140 canzoni, quasi tutte di successo, scritte per altre voci il mio bilancio non può che essere positivo. Il mio nuovo cd è quello che sento più mio dei 12 che ho pubblicato perché questa volta non ho firmato solo tutti i testi e tutte le musiche ma anche la produzione esecutiva, quella artistica e ho creato tutti gli arrangiamenti. È stato un impegno plurimo, gravoso ma ora ogni volta che faccio play sono felice del tanto lavoro profuso. 4 anni ci ho messo per arrivare a stampare soddisfatto le 19 tracce contenute. In questo disco c è la musica che mi piace fare nel presente ma il mio marchio di fabbrica di sempre non l’ho rinnegato. Sono stato con un piede piantato nelle mie origine e con l’altro influenzato da certe sonorità di oggi che mi piacciono. Insomma direi che in questo cd ci sono altre 19 belle nuove canzoni di un Gatto Panceri che ha fatto di tutto per rinnovarsi anche per piacere a nuovi pubblici. Tuttavia chi lo ha apprezzato prima, quella matrice che apprezzava la trova ancora. Penso che Si possa fare un cambiamento non spiazzante solo se si ha uno stile riconoscibile, una personalità compositiva e vocale precisa, e ci vuole coerenza. Spero di esserci riuscito.
Quale dei tuoi brani ami di più e perché?
Direi “vivo per lei” perché è tanto amata dalla gente. 45 milioni di persone nel mondo l’hanno acquistata. Non so in quanti locali ogni sera viene cantata. Ogni volta che dal vivo la eseguo ricevo lunghissimi applausi e consensi. Mi inchino quindi a questi risultati, a questi inequivocabili numeri.
Che emozioni vuoi trasmettere con le tue canzoni
Tutte le emozioni meritano di essere cantate e trasmesse. Ma sopratutto vorrei essere di conforto al prossimo. Aiutare coi miei testi moralmente chi è in difficoltà, chi si sente solo. Far sognare, trasmettere valori positivi. Diciamo che se una volta scritta una canzone mi accorgo che non potrà far bene all’anima di nessuno non la incido. Qualcuno ogni tanto mi scrive che alcune canzoni mie sono state in certi casi di difficoltà psicologica per loro curative.
Cosa provi quando i tuoi brani vengono cantati da altri interpreti?
Mi sento protagonista anche del “dietro le quinte” della musica. Sapere che hai dato una canzone a qualcuno che ha una voce straordinaria ma non ha il dono di scriversi un brano ti fa sentire parte importante di una squadra, di un progetto di squadra; per uno come me che invece quando fa i suoi dischi si chiude in un doveroso è necessario isolamento ogni tanto dividere le ore in studio con qualche collega significa respirare come boccate d’aria comune.
Cosa consigli a coloro che si stanno addentrando nel panorama musicale?
Di impegnarsi di più, di essere molto autocritici, di non accontentarsi di modelli di riferimento bassi. Di non cercare scorciatoie apparentemente comode ma alla lunga futili. La gavetta è importante. Consiglio ai giovanissimi di studiare anche uno strumento, saper suonare quindi e non solo cantare sulle basi. Alzate il vostro livello vocale, la nostra voce se coltivata seriamente può fare miracoli nelle orecchie del pubblico. Cercate di essere sempre umili, di cercare di realizzare i vostri sogni senza calpestare gli altri, senza troppo accanimento perché tanto se non vuole DIO le cose non accadono. E se non vuole LUI ci sarà di sicuro un motivo, una ragione perché anche una resa sia ai fini del nostro bene. Fate musica prima di tutto per il piacere di farla, anche da soli nella vostra stanzetta e non solo per la fama che potrebbe regalarvi un eventuale successo pubblico.
Grazie infinite per questo meraviglioso contributo.
A cura di Gioia Lomasti e Alessia Ferrari Dream