La Lampada di Aladino di Luciano Domenighini
“La Lampada di Aladino”, un must di critica letteraria contemporanea, del bresciano Luciano Domenighini e sotto la cura editoriale del poeta e aforista, Emanuele Marcuccio
Comunicato stampa
TraccePerLaMeta Edizioni ha appena pubblicato La Lampada di Aladino. Annotazioni critiche su poeti contemporanei,[1] opera critico-antologica di Luciano Domenighini, poeta e critico letterario bresciano, e sotto la cura editoriale del poeta e aforista palermitano, Emanuele Marcuccio, nonché direttore onorario di “Vetrina delle Emozioni”, ivi presente con sette titoli.
Luciano Domenighini nell’introduzione scrive: «[I]l poeta, come tutti gli artisti, ha un ruolo scenico, istrionico, un ruolo sociale di intrattenitore, inteso allo svago, al piacere di un pubblico proteiforme e giudicante, casualissimo e disimpegnatissimo. D’altra parte si vuole che al poeta sia concesso il lusso della sincerità nel manifestare la propria indole e i propri moti interiori. A me […] piace invece pensare che egli sia, oltre che glorificatore asservito o impudico teatrante di se stesso, anche libero custode della parola. La Lampada di Aladino si occup[a] di venti poeti italiani contemporanei, sconosciuti o emergenti, dilettanti o “professionisti”.
[…] Se la poesia, fatto salvo, volta per volta, il grado della sua caratura formale, è, in definitiva, un atto d’amore, anche la critica, pur tanto nell’arida pedanteria dei suoi schematismi analitici quanto, per contro, nella barbara e supponente arbitrarietà che così spesso si arroga, quando non divaga in digressioni vanesie e narcisistiche ma si rivolge esclusivamente all’oggetto artistico, la critica, dicevo, nel suo approccio conoscitivo, nel manifestarsi come volontà di comprensione, può essere anch’essa un atto d’amore.»
Francesco Martillotto nella prefazione scrive: «[L]a poesia […] [n]on ha il vantaggio che può avere la narrativa, la quale si trasforma ed assume, come Proteo, ora la forma del romanzo ora quella del racconto, mantenendo nel tempo una sua funzione ed un suo pubblico. La poesia non ha “consumo”, non ha questa esigenza, poiché tale richiesta può essere espletata anche dalle canzoni della musica leggera: da quelle più commerciali alle canzoni d’autore (penso a De André).
La poesia di per sé stessa ha un armamentario cosiddetto “alto”: anzitutto uno spettro linguistico non comune, delle scelte metriche (quand’anche nell’ultimo secolo ci sia stata molta libertà), delle scelte fonetiche (quanti termini sono allitteranti, onomatopeici o si riconducono alle figure di suono?), delle scelte di stile e di sintassi (quanti poeti, anche inconsciamente, usano l’iperbato?). La poesia richiede, allora, attenzione, richiede concentrazione per la sua polisemia, ha una tale “densità” che va a cozzare contro le prerogative della comunicazione odierna, almeno quelle sviluppatesi dagli anni Sessanta in poi.
[…]Il poeta, assodata l’idea del «valore alto se non addirittura supremo» della poesia, vista come «sinonimo o emblema di nobiltà, di superiorità, d’eccellenza», deve cercare di preservare in primis i suoi percorsi mentali ed il suo linguaggio, che si sa è comunque fuori dal coro, mantenendosi distante dal rischio dell’appiattimento e della superficialità, mentre gli strumenti della modernità, il nuovo, non li può rigettare demonizzandoli per estraniarsi dalla realtà sociale e chiudersi nel proprio castello letterario. Anzi li deve assoggettare ed utilizzare al meglio affinché la rete diventi volano di idee e progetti.[2]
Salvatore Daniele nella quarta di copertina scrive: «[L]a poesia resiste tenacemente e questo libro ne è la testimonianza. Perché la poesia fa parte del modo di essere, individuale e sociale, dell’uomo, quali che siano i risultati in termini di contenuto ed estetici. Fonte ed oggetto della poesia non sono solo le emozioni, ma è l’intero mondo interiore dell’uomo, l’ ‘io’ come ‘microcosmo’. Tale ricchezza inesauribile di ‘materia’ ha bisogno per esprimersi di una parola non comune, rifinita, con una valenza semantica maggiore rispetto alle esigenze della comunicazione ordinaria. La parola poetica è portatrice di un significato eccedente, talvolta in parte ignoto allo stesso poeta, che agendo su un animo altrui può far sì che “poca favilla gran fiamma seconda”.
[…] Nell’esprimere la propria singolarità, assumendosene i rischi, il poeta adempie una funzione universale, nel soddisfare un bisogno individuale ricopre un ruolo sociale.
Ecco perché il nostro tempo, troppo piegato alle esigenze di una razionalità strumentale e tecnologica, ha ancora bisogno, anzi necessita, della poesia, la quale, non c’è dubbio, se morirà, lo farà insieme all’ultimo uomo.
Nell’opera figurano le poesie dei seguenti autori: Emanuele Marcuccio, Giorgia Catalano, Marco Nuzzo, Giovanni Amato, Rosa Cassese, Lorenzo Spurio, Silvia Calzolari, Giuseppe Cristini, Sandra Carresi, Paola Surano, Maria Rita Massetti, Annamaria Pecoraro “Dulcinea”, Anna Maria Folchini Stabile, Anna Alessandrino, Michela Zanarella, Raffaella Amoruso, Anna Bonarrigo, Margherita Calì, Annamaria Stroppiana Dalzini, Matteo Cotugno e Luciano Domenighini.
RINGRAZIAMENTI
Ringrazio i venti poeti che mi hanno sottoposto le loro liriche e in particolare uno di loro, Emanuele Marcuccio, che è stato anche il curatore editoriale de “La Lampada di Aladino”. Senza la sua preziosa e solerte collaborazione, senza i suoi consigli, nella disposizione e nell’impaginazione dei testi e nella correzione delle bozze, il mio lavoro sarebbe stato più faticoso e meno spedito.
Ringrazio anche il Prof. Francesco Martillotto che, con l’acume e la competenza che lo contraddistinguono, ha curato la prefazione del libro, una gemma di professionismo letterario.
Ringrazio altresì il Prof. Salvatore Daniele per la pregevole nota di quarta di copertina.
Ringrazio l’editore di TraccePerLaMeta Edizioni, Anna Maria Folchini Stabile, che è anche una delle poetesse presenti in questo libro, per aver creduto in questa mia prima fatica critico-letteraria.
Ringrazio lo scrittore Lorenzo Spurio, anche lui presente tra i poeti, per aver fatto da tramite per la presentazione del progetto alla casa editrice.
Ringrazio l’amico Alfredo Bruno, letterato e Maestro di musica, per la consulenza terminologica di metrica e di retorica.
Ringrazio infine, ma non per ultimi, il valente grafico, Stefano Dalzini, creatore della copertina e sua sorella Laura Dalzini, Art Director della casa editrice.
Per finire ricordo, non senza una punta di commozione, il mio amico e poeta, Beppe Cristini, scomparso due anni fa, col quale ho avuto l’onore di collaborare e a cui devo molto sia sul piano umano che su quello letterario.
Travagliato (BS), 14 giugno 2014
L’Autore
Luciano Domenighini
SCHEDA DEL LIBRO
TITOLO: La Lampada di Aladino
SOTTOTITOLO: Annotazioni critiche su poeti contemporanei
AUTORE: Luciano Domenighini
CURATORE: Emanuele Marcuccio
PREFAZIONE: Francesco Martillotto
EDITORE: TraccePerLaMeta Edizioni
GENERE: Critica Letteraria
PAGINE: 304
ISBN: 978-88-98643-22-6
Chi è Luciano Domenighini…
Luciano Domenighini (Malegno – BS, 1952). È poeta, critico letterario e critico musicale.
Ottenuta la maturità classica si laurea in Medicina e inizia la professione medica quale medico di Medicina Generale, attività che svolge tutt’ora.
Negli anni universitari collabora, per tre anni, con una radio locale a Parma in qualità di critico musicale per la musica operistica.
Nel 2000, a Bologna, ottiene il primo riconoscimento letterario, una segnalazione a un premio di poesia.
Nel 2003 vince il premio internazionale “Provincia di Trento” per la poesia “Canzone”.
E nel 2004 al Vittoriale di Gardone Riviera gli viene assegnato il premio internazionale “Gabriele d’Annunzio” per la poesia “Esercizio di rima”.
Sempre nel 2004 pubblica la sua prima raccolta di versi “Liriche esemplari”.
Collabora nel frattempo saltuariamente con giornali locali come critico letterario. Nel 2004 ottiene il 4° posto al premio Nazionale di Poesia “Il graffito d’Oro”, riservato a Medici e Farmacisti letterati, con la poesia “Dalla spiaggia” e due anni dopo nel 2008, sempre al “Graffito d’oro”, vince il premio speciale della giuria con la poesia “Al figlio”.
Ancora nel 2008 ottiene una segnalazione alla XXI edizione del premio Nazionale Città di Corciano con la poesia “Mottetto”.
Nel 2010 redige un breve commento critico ad alcune poesie di giovani poeti siciliani fra cui quindici titoli della raccolta «Per una strada» di Emanuele Marcuccio.
Ha scritto la prefazione al romanzo, Il dio sordo di Antonio Scotto Di Carlo, sua opera prima.
Nel 2012 è stato membro di giuria del concorso letterario internazionale “TraccePerLaMeta”.
Ha curato le prefazioni degli ultimi due libri di Emanuele Marcuccio.
Ha in progetto un Volume di traduzioni di celebri poeti francesi, dall’Ottocento ad oggi.
A cura di Emanuele Marcuccio