INTERVISTA A SABINA FASCIONE ALCORN A CURA DI GIOIA LOMASTI E FEDERICO NEGRO

Sabina Fascione Alcorn

Sabina Fascione Alcorn

Biografia

Pisana di nascita, l’infanzia di Sabina fu caratterizzata da frequenti soggiorni in una varietà di paesi occidentali. Rientrò in patria all’età di 11 anni, e si stabilì con la famiglia a Firenze dove frequentò l’Istituto Statale d’Arte, specializzandosi nell’arte del disegno tessile. Dopo aver lavorato per due anni nell’industria tessile italiana, Sabina si trasferì negli Stati Uniti dove continuò a creare disegni tessili per numerose ditte New Yorkesi. In seguito rientrò a Firenze con il suo compagno di vita e di arte, Stephen Alcorn, e ampliò gli studi facendo un apprendistato in oreficeria. Sei anni dopo ritornarono insieme a vivere negli Stati Uniti, questa volta stabilendosi in campagna, nello stato di New York, dove l’amore di Sabina per la botanica sbocciò di pari passo con la crescita della sua nuova famiglia. Ispirandosi alla tradizione settecentesca di illustrazione botanica, le meraviglie naturali della regione, ed in particolare del suo giardino, Sabina sentì un desiderio irresistibile di documentare visualmente e celebrare l’evoluzione continua delle sue aiuole. Ha pubblicato di recente il secondo volume di acquerelli botanici, e sta lavorando con gusto su un terzo. La sua opera è reperibile presso il sito www.alcorngallery.com.

Attraverso la pura coscienza dell’anima, la pittura mette in risalto colori fotografando quegli attimi che solo un artista riesce a trasformare in qualcosa di universalmente bello. Sabina, cosa vorrebbe donare attraverso la sua conoscenza? 

Girasole

S.A. I tempi moderni con i loro ritmi frenetici ostacolano gli stati di contemplazione che come essere umani ci dovrebbero contraddistinguere. Io vorrei che lo spettatore si soffermasse sull’infinita bellezza del mondo naturale per godersi i dettagli che spesso ci sfuggono.

Analizzando la sua stimata esperienza, quando si è avviata e quale è stata la scintilla che l’ha portata ad intraprendere l’arte del dipingere?

S.A. I primi ricordi associati all’atto creativo risalgono alla mia infanzia e al piacere che derivavo dall’osservazione di tutto ciò che mi circondava. Spesso mi soffermavo sul colore e la forma di quello che catturava la mia immaginazione e che riusciva a trasportarmi in un mondo tranquillo, sicuro e pieno di possibilità.

Quali pittori predilige e vi sono stati elementi di spunto per meglio organizzare il suo lavoro?

S.A. Giotto per la sua monumentalità. Fra Angelico per la delicatezza del segno e i suoi colori vibranti e luminosi. Frida Kahlo mi ha ispirato a guardare il soggetto con onestà e grande spiritualità. Adoro Piero Della Francesca per le sue sublimi composizioni e per il suo spirito solenne.

Nella bellezza della natura mediante i suoi dipinti, si coglie poesia, amore, amicizia, fascino, che nell’intima evolutiva coscienza percorre una continua ricerca oltre l’istante.

S.A. Quando dipingo i fiori cerco di catturare quel momento sfuggente in cui la pianta è in piena e risplendente fioritura. Spesso lotto contro il tempo perché mentre compongo e dipingo il soggetto è spesso già in procinto di appassimento. È comunque molto soddisfacente immortalarlo su un foglio di carta!

IrisDa dove deriva l’idea che la porta a concretizzare le sue opere?

S.A. L’arte si manifesta quotidianamente in forme diverse e sta agli artisti trasformare il normale nell’eccezionale con la loro visione.

Cosa rappresenta l’arte nel suo quotidiano?

S.A. Più che un’idea è uno stato d’anima meditativo che mi aiuta a sublimare le cose che amo.

In quali momenti della giornata dipinge?

S.A. Quando dipingo amo la luce naturale e siccome la luce gioca un ruolo importante nel mio lavoro, cerco di dipingere quando è riflessa e più soffusa in modo da mettere in risalto i dettagli. D’inverno prediligo il primo pomeriggio e d’estate il primo mattino.

Verranno organizzate mostre a livello internazionale, tra cui prossima, l’esposizione presso la «Southern Vermont Art Center» (Manchester, Vermont). Cosa rappresenta per una artista tale manifestazione?

S.A. Le mostre incoraggiano riflessioni sul proprio lavoro. Di conseguenza costituiscono momenti di confronto con la verità in cui l’artista può sentirsi più o meno vulnerabile perché inevitabilmente verrà giudicato, e misurato.

Cosa vorrebbe fosse trasmesso al visitatore osservando i suoi quadri?

S.A. Il piacere di guardare una meraviglia naturale in una luce accentuata e nuova, ovvero una che contribuisce a rivelare l’essenza del soggetto raffigurato. Il fiore come soggetto è un catalizzatore di emozioni, pensieri e riflessioni—sia filosofiche che scientifiche. La mia scelta di raffigurarli in un formato che supera le loro dimensioni reali è un’espressione di venerazione, ispirata, a sua volta, dai rosoni e dalle vetrate nelle cattedrali che ho visitato nel corso dei miei pellegrinaggi artistici.

Nelle molteplici forme d’arte pittorica a quale stile potremmo attribuire il suo metodo di espressione artistica?

S.A. Sono abbastanza immersa nella traduzione dell’illustrazione botanica che risale al 18esimo secolo (esemplicato dal pittore belga Pierre-Joseph Redoutè (1759-1840)), ma cerco di dare andare oltre i parametri scientifici di detta scuola per mettere in risalto il ruolo determinante che la luce, in sintonia con la forma, gioca sul mio modo di percepire non soltanto i fiori, ma il mondo naturale in generale.

Ortensia

Se dovesse citare alcune parole per definire il suo modo di fare arte, quali utilizzerebbe?

S.A. La mia opera sembra suscitare in chi la guarda una confluenza di termini: contemplazione, luminosità e dedizione.

Vetrina delle Emozioni ringrazia la gentilissima Sig.ra Sabina Fascione Alcorn per questo brillante contributo; connubio di Arte ed incanto, offerta ai nostri amici lettori ad esclusiva del sito www.vetrinadelleemozioni.com.

La suddetta intervista e le immagini proposte sono ad esclusiva della Alcorn gallery per gentile concessione al sito vetrinadelleemozioni.com , è vietato copiare anche in maniera parziale il testo e le immagini proposte senza autorizzazione. 

A cura di Gioia Lomasti e Federico Negro

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