Intervista di Gioia Lomasti e Matteo Montieri ad Eugenio Finardi
Il canale web vetrinadelle emozioni.com ringrazia Eugenio Finardi per la disponibilità e il contributo dedicatoci a fronte di una condivisione dedita a costruire e plasmare fondamenta d’emozione.
Eugenio Finardi, cantante, autore, chitarrista e pianista nasce a Milano nel luglio del 1952.
Cresciuto in una famiglia musicale (la madre cantante lirica americana, il padre tecnico del suono sin da bambino mostra uno spiccato talento per la musica tanto che a nove anni incide il suo primo disco: una canzone per bambini Palloncino rosso fuoco. Due anni più tardi partecipa all’incisione di due raccolte: una di canzoni natalizie e una di canzoni tradizionali americane. Negli anni sessanta Finardi inizia a muoversi con personaggi come Alberto Camerini e Walter Calloni. Con loro forma Il Pacco e si esibisce spesso nel nord Italia e in particolare al Carta Vetrana, il locale che all’epoca raccoglieva i migliori musicisti dell’area milanese. Nei primi anni settanta Finardi entra in contatto con Claudio Rocchi, gli Stormy Six e inizia a collaborare con loro e con altri come session man (suona tra l’altro l’armonica nel primo disco dei Fratelli La Bionda), facendosi contemporaneamente notare come cantante.
Con il Pacco è uno dei protagonisti del Festival di Re Nudo a Zerbo.
Estratto biografico – Fonte www.eugeniofinardi.it
Vivere la vita è un po’ come guardare il cielo, mentre ci meravigliamo per come le stelle illuminano il nostro cammino a volte ci son nuvole che ci avvolgono e non permettono alla luce di filtrare; l’artista parte spesso da un osservazione della realtà o da alcune sue emozioni per confezionare il messaggio che vuol mandare al suo uditorio, lei nelle sue canzoni tocca dei temi molto profondi; ripensando alla sua carriera e alle sue opere cosa ritiene di aver lasciato ai suoi ascoltatori e quali momenti del suo percorso possono aver messo in risalto interessanti peculiarità che l’hanno particolarmente colpita?
In una delle sue canzoni più famose “Le ragazze di Osaka”, si addentra un concetto molto attuale purtroppo nella sfera sociale dell’uomo raffigurante la solitudine, questo tributo può ricondurre ad un suo messaggio interiore?
Almeno una volta nella vita arriva il momento in cui si pensa di ricominciare… Prendendo in considerazione il testo ‘voglio un pianeta su cui ricominciare”, è possibile evadere dalla realtà o l’evasione è un costrutto della nostra mente che ci da l’illusione di uscire da essa senza però aver fatto un reale passo per accettare la nostra posizione?
Un altro soggetto rappresentato nelle sue canzoni è la donna; nelle opere artistiche la donna ha spesso avuto un ruolo rilevante, però con dovute differenze nei secoli d’applicazione dell’opera, ad esempio nell’amore cortese si riscontra che era sì al centro delle attenzioni, ma in un ruolo passivo, in attesa di essere salvata o conquistata in qualche luogo remoto.
Come giudica il ruolo della donna nella società odierna?
Pensa che un cantautore abbia comunque un legame con la poetica?
Secondo lei è possibile confidare nella musica trovando in essa una mano amica che possa essere fonte di ispirazione ed evasione verso un rinnovamento personale?
Una sua canzone molto apprezzata è “La radio”.
Cosa è cambiato dal periodo in cui nacque questo brano rispetto ai mezzi di divulgazione musicale odierna quali ad esempio internet? Sente ancora vivo questo messaggio?
Oltre la musica, esistono altre tipologie artistiche in cui ha sognato di poter intraprendere delle lavorazioni o in cui magari c’è riuscito e vorrebbe continuare a sperimentare? Sta lavorando a nuovi progetti per il futuro?
Cosa consiglierebbe ai cantautori emergenti che auspicano a realizzare dalla propria arte un mestiere? Studiare insegna sempre, o molte volte la miglior scuola la troviamo racchiusa nelle nostre emozioni?
Grazie infinite.
A cura di Gioia Lomasti e Matteo Montieri
Editing Audio Marcello Lombardo