RECENSIONE DI GIORGIO GIBELLINI DELL’ALBUM SPACE ODDITY DI DAVID BOWIE

Space Odditydi David BowieIl cantautore e poliedrico David Bowie mi ha da sempre attratto musicalmente, anche attraverso lo stile e il modo unico e personale di presentarsi al pubblico.
Ho iniziato a seguirlo negli anni 1985-86, attraverso i suoi video trasmessi su DeeJay Television, programma televisivo dedicato ai videoclip musicali.
Grazie alla piattaforma Youtube, che ci permette di ascoltare di tutto e di più, mi son documentato meglio sull’operato di Bowie, postumo agli anni in cui lo scoprii. Mi affascina molto il periodo glam e tutte le sue altre “incarnazioni”.
Il disco che andrò ad analizzare è “SPACE ODDITY”, secondo album dell’artista inglese David Bowie che ho ascoltato varie volte e successivamente acquistato in vinile.
A questo proposito ho apprezzato sin da subito la stupenda cover che ritrae “il duca bianco” come fosse un alieno, attorniato da un reticolato di piccoli cerchi azzurri che gradualmente si sbiadiscono verso il centro. Comunque sia, ha impersonato un “alieno” nel suo passato artistico. Il disco “Space Oddity” è un insieme di belle canzoni che andrò a recensire da un punto di vista sensoriale, cioè esprimendo le sensazioni che mi suscitano i suoni o le parole, per poi trasformarle in immagini. Sembrerà cosa difficile, ma invece basta lasciarsi andare al trasporto dello spirito e cavalcare l’onda del proprio sentire.

SPACE ODDITY: title-track del disco, inizia con un arpeggio con suoni soffusi che rimandano a sogni perduti, ove la nebbiolina all’orizzonte decora il quadro paesaggistico. Il refrain fa vibrare corde invisibili nelle profondità degli abissi dello spirito. Scava sino a far sgorgare acqua che va a ripulire il corpo e l’animo dalle scorie scure dei dubbi e delle paure.

UNWASHED AND SOMEWHAT SLIGHTLY DAZED: delicata come una piuma si adagia sui cuscini della vita ove poter dimorare. S’apre alla vita e si alza verso il sole, mentre il mondo vive a lato. Il proseguire rock si dipana su ritmi avvolgenti con pellicole mai banali ma ricercate, per catturare l’ascoltatore.

LETTER TO HERMIONE: trasportati in un sogno lucido, si entra in un bosco incantato, ove le ombre vengono svelate da luci tenui. Le delicate soffici carezze accolgono il visitatore spaesato nel mondo del sonno. Adagiato sul cuscino dai ritmi dolci, cullato da misteriose energie primordiali, che il tutto sanno creare, in questo pezzo irreale di mondo parallelo.

CYGNET COMMITTEE: entro nel lago incantato dai riflessi del cielo azzurro; mi guardo attorno con aria circospetta, mentre il mistero della vita si va innanzi al mio osservare. Il cigno dai colori celesti si rivela in tutto il suo splendore, aprendosi al mio ritmo vitale. Spiega le ali verso il cielo e s’alza al lento e dolce vivere. La delicatezza culla le nuvole cotonate presenti nel firmamento e la voce narrante continua a dispensare autografi eterni lungo il suo lento salire al trono celeste.

JANINE: vola su due ali piumate, un ondulato arpeggio che catapulta l’ascoltatore in un viaggio che ne accarezza il cuore per portarlo lontano verso la felicità e la spensieratezza.

AN OCCASIONAL DREAM: in punta di piedi, senza far rumore, entra nel tuo soffice casolare esotico. Un dolce flauto conduce la spensieratezza verso lidi soleggiati, ove una sirenetta dalle sembianze umane, traccia geroglifici sulla sabbia. I pensieri si intersecano tra le righe misteriose, ma la serenità d’animo, aiuta a giungere alla sospirata comprensione.

WILD EYED BOY FROM FREECLOUD: disteso tra le piante del bosco solitario, il sole tesse attorno atmosfere delicate e serene. Dormo all’ombra di un mondo sereno, tra luci e ombre, mentre la serenità conquista il terreno reale attorno al mio essere. Il cielo ora è sulla terra ed io partecipe del paradiso in essa.

GOD KNOWS I’M GOOD: porto il mio fardello verso il mare per salpare col mio sapere e affrontare le mie temute paure. Al mio fianco ho la fede del mio sé che non teme onde maligne e mi sorregge la vela della saggezza. Io mi travesto da coraggioso e non temo il diluvio e ne le luci che tenteranno di disperdere le mie certezze in pezzetti minuscoli di carta strappata al vento. Non mi scordo di te, che ami il mio spirito e ti curi del mio corpo, cara Madre Terra e Madre Fisica.

MEMORY OF A FREE FESTIVAL: lunghi passi nell’ombra, mi accompagna solo il mio Sole interiore. Le musiche si distendono in tappeti decorati di fiori malinconici. Il mio sguardo verso la luce che va perdendosi oltre l’orizzonte, ma con la speranza che la nuova alba mi farà rinascere a nuovo.

Un viaggio musicale dentro e fuori se stessi, dove molteplici atmosfere si tingono e scolorano a seconda di come si percepiscono. Le immagini affiorano in nuvole, piroettando lente nel cielo, mentre i pensieri curvi si annidano misteriosi tra le pieghe del non vero.

Un disco che ho voluto recensire per tenere viva la grande storia della musica unita alla cultura e all’arte delle emozioni. Il mio consiglio è apprendere le proposte musicali degli artisti, così da valorizzarne il grande lavoro che vive nell’arte dei suoni scolpiti d’eternità.

A cura di Giorgio Gibellini in collaborazione con
vetrinadelleemozioni.com Autori Artisti

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