Intervista di Chiara Apuzzo a Willwoosh

Gugliemo Scilla intervistato da Chiara Apuzzo

Gugliemo Scilla
© Francesca Papa

Dal debutto sul web, dove col nome di “Willwoosh” intratteneva folle di iscritti e visualizzatori, alla conduzione del programma “A Tu per Gu” su radio deejay e l’esordio nelle sale cinematografiche, Guglielmo Scilla inaugura il suo primo romanzo “l’inganno della morte”: la storia di un ragazzo, la sua fine o un nuovo inizio.

Il romanzo sembra avere tratti  riconducibili alle storie di Miyazaki oltre che ai romanzi fantasy occidentali.

Cosa ti ha ispirato per quanto riguarda l’ambientazione delle vicende?

Sono felice che le persone abbiano colto il mio tributo a Miyazaki e ad Isaac Asimov! Sono un loro grandissimo fan e ho pensato di inserire questo piccolo omaggio!

Per quanto riguarda l’ambientazione della vicenda, ho dovuto creare tutto più o meno da zero. Ho attinto alla mitologia, anche se mi sono sentito di non potermici appoggiare troppo. Il concetto di Ade o Tartaro mi hanno sicuramente ispirato, ma non potevano essere copiati con la carta carbone. Il bello dello scrivere una storia come questa sta proprio nel creare un mondo nuovo. Altrimenti che divertimento ci sarebbe? Spesso mi sono staccato dal computer e ho lasciato vagare la mente alla ricerca della cosa giusta da mettere.

Avendo iniziato la stesura del romanzo a 16 anni, in che modo quest’arco di tempo ha influito sulle caratteristiche dei personaggi o sulle dinamiche  del racconto?

In modo veramente sostanziale direi! Ho demolito il castello di sabbia e, con la stessa sabbia, ne ho costruito uno interamente nuovo. È bello riconoscersi in quello che si scrive, ma trovarsi cresciuti e maturati.

Com’è nato il personaggio di Daniel? Ti identifichi in lui?

Daniel è nato come un personaggio normale. Solo dopo ti accorgi che non esiste la normalità, perché dietro a ogni personaggio, così come dietro a ogni persona, si nasconde un potenziale eroe. Mi identifico molto in lui, anche se, essendo l’autore, vedo me stesso in tutto quello che ho scritto… anche nei gargoyle della Cattedrale!

Nella seconda parte del romanzo viene rivelata la verità sulla donna  che scatena gli eventi. Qual’è il significato del suo ruolo nell’innescare l’intreccio narrativo?

Preferisco non rispondere a questa domanda… Diciamo che mi piacciono le storie ben equilibrate che non lasciano nulla al caso. Il concetto di “realtà dei fatti” è molto labile, sia per i vivi, quanto per i morti.

Quali tematiche hai affidato ai personaggi e quali valori incarnano?

Il tema della morte viene affiancato a quello dell’amicizia. L’avventura inizia nel momento in cui una vita finisce. Sono molto affezionato all’idea del non fermarsi mai, l’idea di iniziare una nuova gara quando si taglia il traguardo e non alla partenza. C’è il coraggio di un ragazzo di sedici anni davanti a un mondo che vuole imbrigliarlo. La paura di affrontare il proprio destino, la forza di provarci.

Che aspettative hai per il libro? I tuoi progetti futuri?

Aspettative non ne ho. In questi anni ho pensato che non sarei mai riuscito a pubblicare questa storia, e invece… eccomi qua! Mi sono reso conto che nella vita tocca lottare per tagliare i propri traguardi, ma che vivere con l’ansia di tagliarli non mi permette di cogliere al meglio. Ad oggi sono felice che il libro stia piacendo così tanto. Il futuro arriverà e non mi troverà impreparato.

Ti  ringraziamo per questo contributo al sito vetrinadelleemozioni.com

A cura di Chiara Apuzzo

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