Intervista di Gaetano Cuffari e Gioia Lomasti a Zibba
Vetrina delle Emozioni da il benvenuto al cantautore Sergio Vallarino in arte Zibba. Vincitore del Premio della critica “Mia Martini” per la Sezione Nuove Proposte della 64° edizione del Festival di Sanremo con il brano “SENZA DI TE”, si aggiudica anche il Premio della Sala Stampa Radio-Tv-Web “Lucio Dalla” per la Sezione Nuove Proposte.
Potresti innanzitutto parlarci di questo originale nome d’arte, da cosa nasce, se ha qualche derivazione particolare?
Un soprannome che mi è stato dato a scuola da un compagno di banco. Nessuna storia in particolare, nello slang ligure può voler dire sia “sigaretta” che “freddo” ma nel mio caso non ha nessuna delle due accezioni. Ormai per me, da oltre vent’anni, è il mio nome.
Quando hai preso coscienza del tuo “sentire” artistico?
Sono nato in una famiglia che ama la musica e questo è bastato a far si che io abbia potuto scegliere questa strada. Ho potuto vivere dei miei sogni. Ho iniziato da giovanissimo, primi concerti a quindici anni, con una band della mia zona che suonava il blues di Muddy Waters. La prima volta che sono salito su un palco ho sentito un’energia pazzesca e ho capito che quella era la sensazione che avrei voluto provare per sempre. Alla fine degli anni novanta ho conosciuto Andrea Balestrieri (batterista degli Amalibre) e da allora ci crediamo insieme. Sempre.
La 64ma Edizione del Festival della Canzone italiana appena conclusasi ti ha visto protagonista e vincitore del Premio della critica dedicato a “Mia Martini” e del premio Sala Stampa “Lucio Dalla” per le Nuove proposte. La vetrina del Teatro Ariston regala sicuramente grande visibilità a livello internazionale ma, a tuo avviso, quale significato acquisisce Sanremo dopo Sanremo per un nuovo cantautore?
Un’esperienza fantastica per noi. Ci siamo portati a casa due riconoscimenti davvero importanti, un piccolo sogno che si realizza. Inoltre tanti nuovi amici, tante persone in più di quelle che quando le incontri sul cammino un po’ ti cambiano, ti arricchiscono. Per quanto mi riguarda credo non potessimo sperare in un festival migliore. Non so che significato possa avere per un cantautore in generale, per noi è stato bellissimo e ci piacerebbe ritornare su quel palco. Indipendentemente dalla grande visibilità è stata un’esperienza unica.
Ti andrebbe di raccontarci la tua prima emozione davanti al pubblico dell’Ariston? Sembravi piuttosto rilassato ma, come dice il proverbio, l’apparenza inganna… oppure no?
Quando una cosa è bella difficilmente mi lascio prendere dall’ansia. Mi capita quando sono davanti a qualcosa di brutto o malsano. Per quanto mi riguarda essere su un palco così importante, con una grande orchestra a suonare una mia canzone davanti ad un pubblico così vasto, mi ha regalato grande gioia. Perchè mai dovremmo aver paura di ciò che ci fa stare bene?
Nella tua seppur giovane carriera professionale vanti già numerosi riconoscimenti, come la Targa Tenco vinta nel 2012 per il miglior Album dell’anno (Come il suono dei passi sulla neve), ora i sopracitati premi sanremesi ed inoltre importantissime collaborazioni con Artisti quali Eugenio Finardi, Tiziano Ferro, Roy Paci, Tiromancino, giusto per citarne alcuni. Quanto contano per un cantautore come te questi esclusivi momenti in termini di crescita artistica e umana?
Ogni palco, ogni parola, ogni gesto, tutto lascia qualcosa di importante da ricordare. Abbiamo avuto la grande fortuna di poterci permettere di fare questo lavoro che è il migliore che si possa immaginare. Non sono i grandi palchi a decidere che persona sei. Ci vuole impegno giornaliero e passione. Ogni esperienza ci ha permesso di crescere e ogni volta ci sembra una magia. Gli incontri fatti nel cammino mi hanno insegnato molto, tutti. I riconoscimenti sicuramente aiutano ad andare avanti. Cresco umanamente grazie all’esperienza quotidiana che non è fatta solo di musica. Mi ritengo una persona molto fortunata. Sono circondato di persone meravigliose.
Con l’Album intitolato “E sottolineo se” uscito nel 2013 hai reso omaggio al paroliere genovese Giorgio Calabrese. Cosa ti avvicina al noto autore ligure?
Molte cose. Il suo modo di scrivere mi ha ispirato, i suoi racconti davanti ad un bicchiere di vino mi hanno incantato. Volevo rendergli omaggio, parlare di lui, di un autore che ha fatto grande la nostra musica. E volevo farlo ora, perchè potesse goderselo in vita. Sono allergico ai tributi fatti a chi non c’è più. Mi sembra sempre ci sia un secondo fine commerciale e la cosa non mi piace. Inoltre non credo che in un ipotetico “aldilà” non si possano ascoltare i dischi… quindi se vuoi rendere omaggio a qualcuno è meglio farlo finchè c’è.
“Senza pensare all’estate” è il titolo del tuo nuovo Album insieme agli Almalibre, uscito proprio nel mese di Febbraio del 2014. Dal primo lavoro pubblicato nel 2002 ad oggi come si è evoluta la vostra avventura musicale?
Come si evolve la vita di una persona che da adolescente diventa uomo. In modo naturale. Con Andrea lavoriamo a questo progetto con la stessa voglia da sempre. Aver conosciuto lui mi ha dato la possibilità di fare tutto questo, e l’arrivo dei vari Almalibre negli anni ha tracciato molto del nostro modo di far musica. Gli incontri, le persone, gli ambienti. Tutto cambia. Ma in fondo io sono sempre io, nonostante qualche pelo bianco tra la barba e un figlio appena arrivato. La musica è uno specchio di noi, e sa benissimo chi siamo.
Sei anche uno scrittore, “me lo ha detto Frank Zappa”. Il tuo primo progetto editoriale evince nel suo titolo il geniale artista nativo di Baltimora e non sembrerebbe una coincidenza, essa è infatti una originale raccolta (multimediale) di dialoghi surreali che scivolano in un nonsense simile a quello che caratterizzava i testi delle canzoni del compositore statunitense. Potresti parlarcene?
Una raccolta di dialoghi surreali. Situazioni improbabili vissute da personaggi altrettanto improbabili. Un esperimento che non ha quasi nulla di poetico e che racconta il lato oscuro, se vogliamo definirlo così, del mio modo di scrivere e quindi di pensare la vita. Tutto ciò che mi da stimoli positivi lo prendo in considerazione. Non mi faccio troppe domande perchè a volte le risposte sono troppo nel profondo e non sempre ho voglia di scavare. Mi è piaciuto fare questa esperienza, e ringrazio Sergio Sgrilli per averne tirato fuori uno spettacolo teatrale molto divertente che sta girando l’Italia.
Pensi che la tua passione per la scrittura possa condurti ad una professione parallela a quella musicale?
Ho firmato un contratto come autore per la Warner Chappell proprio in questi giorni, quindi si. Trovo molto affascinante scrivere per altri. Mi piacerebbe anche finire il mio romanzo prima o poi, iniziato da tempo e mai concluso. Scrivere è parte di me, è vitale. Il mio modo per fotografare gli attimi e averli sempre accanto. Oltre all’aspetto professionale nello scrivere c’è una forte esigenza umana. Non smetterei mai.
Possiamo senz’altro dire che stai vivendo un importante periodo in termini professionali ma soprattutto in termini privati, dal momento che qualche mese fa sei diventato Papà. Deve essere una bella girandola di scariche emotive… Come incide la tua professione artistica nella vita di tutti i giorni?
La mia vita è una sola. Non c’è divisione tra la vita privata e quella artistica. Una dipende dall’altra e viceversa. Tutte e due hanno bisogno di armonia con l’altra parte, e quindi si fondono continuamente. Ho la fortuna di avere accanto persone che sanno chi sono, che mi conoscono bene. Riesco ad essere me stesso sempre. E questa è la più grande vittoria della vita.
Ti ringraziamo molto per questo contributo del quale ci hai resi partecipi.
A cura di Gaetano Cuffari e Gioia Lomasti
in esclusiva per il sito vetrinadelleemozioni.com