Il canzoniere di Fabrizio De André di Michele Antonellini e Gioia Lomasti

Gioia Lomasti & Michele Antonellini
Ascolti, proiezioni e narrazioni a cura di Michele Antonellini. Si sono alternate letture poetiche tratte dall’Opera DolceMente al Soffio di De André – Riflesso di rima, Ascolto di un viaggio di Gioia Lomasti. MARTEDÌ 25 FEBBRAIO 2014 Casa dei Popoli – Corso Matteotti 129 – Lugo (RA).
Presentazione a cura di Anna Lisa Dalbagno
Sono molto contenta ed emozionata di poter presentare questa serata di conversazioni su e soprattutto con Fabrizio de André. È la realizzazione di un sogno, di un progetto a lungo accarezzato, che ha visto la luce grazie alla disponibilità, alle conoscenze e soprattutto alla grande passione di Gioia e di Michele che sono qui con noi e altresì grazie alla Casa dei Popoli che mi ha sempre sostenuta e incoraggiata.
Ho conosciuto Fabrizio o meglio la sua voce solo una decina di anni fa e l’ho amato subito per le sue canzoni che regalano, ogni volta, emozioni che fanno accartocciare il cuore, anche dopo averle riascoltate mille volte e mille ancora…
Ma, soprattutto credo che Fabrizio abbia avuto il merito di farci guardare il mondo con occhi nuovi e diversi, quelli dei diseredati, degli oppressi, degli ultimi, degli sconfitti. Infatti, non c’è volto e figura della strada e della fatica (fatica di vivere e fatica per vivere) su cui Fabrizio non abbia scritto e cantato. Volti e fatiche tolti dall’ombra e dal pregiudizio, liberati dal moralismo e dal perbenismo, dalla carità ipocrita delle elemosine. Volti restituiti alla loro dignità di uomini e donne. Che si tratti di drogati o alcolisti, prostitute o vagabondi, carcerati o immigrati. Per lui sempre persone e mai problemi. E restituendo dignità ha restituito speranza e dunque giustizia a tutta questa umanità dolente, popolo del suolo e del sottosuolo, dei senza pace e dei senza diritti. Ma anche a tutti noi perché Fabrizio ha lavorato e cantato tutta la vita per creare ponti, per togliere frontiere. “Le sue note sono come fili dipanati per tessere la tela della tolleranza, la rete della condivisione accogliente e fraterna. Come raggi di un arcobaleno tesi a congiungere genti e lingue diverse” (don Ciotti). Quindi, la musica di De André è come un punteruolo capace di rompere il silenzio dell’indifferenza, di sollecitare le nostre coscienze, di farci scegliere da che parte stare, stimolandoci a cercare e a incontrare il diverso da noi. Un poeta dell’impegno, capace di descrivere senza giudicare, capace di cercare le ragioni sociali e immaginare le storie individuali anche di chi gli aveva direttamente del male (sequestro). Un punteruolo capace del coraggio della denuncia (don Raffaè). Quello di Fabrizio è dunque uno sguardo che va oltre, ossia non si ferma alle apparenze, che rifiuta il pregiudizio, la semplificazione, l’etichetta. Gli ultimi, protagonisti delle sue canzoni, il popolo, anzi i popoli della strada, che siano pastori, indiani, rom o genovesi, sono sempre valorizzati tentando un superamento dei luoghi comuni. “e se questo vuol dire rubare questo filo di pane tra miseria e fortuna” (Khorakhanè). Un percorso che aveva fatto Fabrizio e che augura ad ognuno di noi.
Fortissima in De André è la partecipazione emotiva alla vita degli ultimi, che non è solo intellettuale, sociologica e ideologica, ma naturale e genuina perché profondamente sentita. Certo, egli osserva il dramma dei poveri da un punto di vista privilegiato: quello della persona di estrazione sociale alta, che non deve fare i conti con la mancanza del pane quotidiano. A questo punto vi erano due possibilità: guardare ai poveri con uno sguardo attento ma lontano, intriso di una certa moralistica solidarietà “dall’alto”, che è assai poco imparentata con la pratica della giustizia e con il valore dell’eguaglianza. La seconda possibilità è di condividere quel pane, assumendo quei drammi e quelle sofferenze come propri, quindi su un piano di parità e condivisione, di compassione intesa come vicinanza profonda, fosse anche solo emotiva. E De André apparteneva a questa rara stirpe, capace di riconoscere la sofferenza e di condividere le emozioni dei poveri e degli esclusi. Fabrizio, in fondo, ha saputo insegnarci l’alfabeto dell’amore.
E mi/ci manca tanto per questo, per il suo sguardo illuminato e profetico sulla vita e sul mondo; il vuoto lasciato dalla sua scomparsa appare tristemente incolmabile, ma rimangono le sue canzoni, la sua voce così potente e così dolce, che “oramai canta nel vento…” . Rimangono quelle piccole-grandi emozioni del cuore che speriamo, nel nostro piccolo, di far pulsare anche questa sera.
Ora lascio spazio agli esperti che vado a presentarvi…
Michele Antonellini, nasce a Faenza, anche se da sempre vive a Bagnacavallo. Da ragazzino ha un incontro fulminante con la musica di Verdi. Ma, per alcuni anni la musica e altre sue grandi passioni sono rimaste relegate alla sfera del tempo libero. Nel 2004 fonda l’associazione culturale Controsenso. Nel 2006 si laurea in Conservazione dei beni culturali, indirizzo beni musicali. Nel 2007 fonda la Casa Editrice Discanti e il 24 settembre 2011 apre Bottega Matteoli, attività che gli permette finalmente di trasformare le proprie passioni in lavoro. Bottega Matteoli è un luogo dove si vendono giocattoli, prodotti del commercio equo-solidale, libri e dove si organizzano appuntamenti culturali. Un presidio culturale resistente di cui abbiamo bisogno. È autore di svariate pubblicazioni con Bastogi, Discanti e Rizzoli, è curatore di progetti didattici sulla canzone d’autore e l’opera lirica.
Gioia Lomasti, nasce a Ravenna, dove attualmente vive e lavora in ambito culturale. Sin da bambina si dedica alla scrittura, la sua più grande passione, attraverso la composizione di opere in poesia-prosa riscuotendo numerosi riconoscimenti da parte della critica grazie alla partecipazione a concorsi di poesia ed eventi culturali. Autrice di molte pubblicazioni che spaziano dalla poesia alla narrativa, promotrice di scrittura – direzione di antologie AA.VV. e singoli autori. Cura rassegne e promozioni dedite all’arte e alla musica sui suoi portali web quali “vetrinadelleemozioni.com” e blog, dirige le puntate di Vetrina delle Emozioni, un laboratorio creativo per radio Sonora nel quale promuove libri e musica e collabora alla direzione di ALMAX magazine. Ha da poco pubblicato la raccolta di poesie “DolceMente al Soffio di De André”, i cui proventi sono destinati a progetti benefici.
E, prima di lasciare la parola a Michele vorrei fosse letto un breve testo di Lella Costa “A Fabrizio”.