Presentazione di “Anime”, di Gioia Lomasti e Marco Nuzzo a cura di Luca Scarpa
Genere: Silloge prosa e poesia
a due autori
Casa Editrice: Photocity Edizioni
Sinossi: Anime, silloge poetica a quattro mani, nasce come dieresi di due autori in controcanto, visibilmente diversi nella ricerca, ognuno del proprio es. l’Io che si dipana in tutta la lunghezza dell’opera di Gioia Lomasti e Marco Nuzzo è, difatti, caratterizzata non dal mero verseggiare già vetusto, privo di significazione e dettato dal solito, abusato ed esecrabile individualismo osteggiante la materia “Eros” e “Thanatos”, priva quindi di tale follia inabile a violentare i sensi. In un certo qual modo si potrebbe definire l’opera come la fuga in quella percezione corrusca che è fine ultimo del pensiero libero e liberatorio di ognuno, ma che ben pochi sono capaci di esplicitare. È nell’intimità più pura che si manifesta la pazzia che tentiamo, oltremodo, di celare a scapito della conservazione stessa della sanità mentale, del cervello rettile, il quale dovrebbe conservare le funzioni naturali della sopravvivenza e che viene bloccato in un certo qual modo dalle credenze imposte dai cervelli più grossi, il paleo-mammario e quello nuovo. Gli “occhiali” del nostro modo di pensare e di vedere, i nessi di casualità e circostanza, di spazio e tempo — affermava Lorenz — sono funzioni di un’organizzazione neurosensoriale sviluppatasi al servizio della conservazione della specie. Tuttavia oggi l’uomo tende a perdere quel fattore di comunione e interazione cartesiana di res cogitans e res extensa, privilegiando di gran lunga il cervello nuovo in una corsa alla scalata piramidale e verso la punta, restando completamente distaccati dalla naturalità delle cose alle quali i nostri avi si attaccavano con gesti apotropaici, dando importanza alle sensazioni, più che al bisogno di sorpassare coattivamente l’altrui bisogno.
È una continua corsa agli armamenti, un rimaneggiare squallidi orpelli che diano miraggi di status symbol votati al “lei non sa chi sono io”, alle congetture di vanità del patrimonio fisico e fiscale, in una disarmonica cacofonia suonata a normalità. Tutto il resto diviene millantato disordine, la recalcitrante visione di un modello che deve scomparire per lasciare il posto alla falsa dicotomia del bianco e nero, a nessun’altra mostruosa sfumatura. Distopia, a questo tende il potere del nuovo illuminismo, alla calcificazione dell’epifisi, del terzo occhio. L’arte, quella vera, deve attentare al piattume del falso conformismo, promulgandosi e statuendosi a nuova norma di conservazione personale e sociale, innestandosi come cura per quella naturalità che ci distingue dalle macchine. Anime tende a questo, in modo pacato e umile nella descrittiva narrazione di Gioia Lomasti, in una personale visione del suo Viaggio al silenzio, per erompere poi nell’irruento gioco di specchi Alterismi, eterotopia di Marco Nuzzo, impreziosita di neologismi e impalcature complesse, inseguente la significazione più profonda del fare poesia. Una prova che non tutta la schiera della società si assuefà ai costumi e al consumismo divoratore della vera identità, persino al costo di essere additati come mostruosità, come quella definita da Richard Burton Matheson nella sua opera, Io sono leggenda, unico baluardo da abbattere per definire una nuova e virulenta conformità sociale volta a spengere idee e inastare, a vessillo, nuovi vampiri.
www.gioialomasti.eu
www.marconuzzo.com
Video a cura di Luca Scarpa