L’INNOCENZA RICERCATA. VIAGGIO NELLE CANZONI DI FABRIZIO DE ANDRÈ DI STEFANO GALAZZO
Prefazione di Luca Maciacchini (cantautore e attore) e postfazione di Federica Pegorin Steccherino (insegnante di materie letterarie e autrice)
Disegno di copertina a cura di Marco Serravalle.
Ci domandiamo spesso, soprattutto nei momenti più difficili della nostra esistenza, cosa può darci speranza, a cosa possiamo aggrapparci per ritrovare fiducia in noi stessi, nelle persone che ci circondano, e creare rapporti nuovi, uscire da una solitudine a volte insormontabile.
La risposta a questo interrogativo può essere trovata in tanti modi; uno è l’arte, intesa come riflessione su ciò che siamo, sulle aspirazioni più autentiche, nascoste nelle profondità del nostro essere.
Il saggio di Stefano Galazzo analizza i brani del cantautore genovese Fabrizio De André per cercare appunto di capire, come è scritto nel retro della copertina, “se è ancora possibile, oggi, ritrovare l’innocenza, cioè il desiderio e la capacità di aprirsi alla vita, di abbracciarla con fiducia e speranza in tutte le sue manifestazioni”.
Le canzoni dell’artista ligure (in particolare quelle di tre album: Tutti morimmo a stento; La Buona Novella; Non al denaro non all’amore né al cielo) sono lette prendendo come filo conduttore l’innocenza, l’amore, uniche opportunità concesse all’uomo per cercare quella felicità, quella pienezza di significato che solo le anime salve, cioè gli uomini liberi, che hanno scelto consapevolmente di rimanere se stessi, hanno davvero sperimentato.
I personaggi dei concept-album di De André diventano così uomini come tutti noi, colti nel loro desiderio di bene e di amore. Sono uomini all’apparenza sconfitti: il ladrone Tito, che muore in croce senza però rinnegare le proprie azioni, e scopre nella morte accanto a Gesù, l’innocente per eccellenza, il senso ultimo della sua ricerca terrena: l’amore fatto carne; Maria, che nell’amore per un misterioso angelo e nella maternità trova il coraggio di ribellarsi ai sacerdoti che l’avevano tenuta prigioniera nel Tempio di Gerusalemme; il malato di cuore, che nel suo donarsi a una donna paga di persona la propria audacia: nel momento della più intensa passione, quel cuore che per tutto l’arco della vita gli aveva procurato sofferenza, scoppia, ma di felicità. Solo nel donarsi inteso come massima manifestazione di sé, ci può essere davvero gioia. Lo sa bene il pescatore, che sfama un assassino accolto in quanto uomo impaurito e bisognoso di attenzione; lo sa il suonatore Jones, che ha la grande fortuna di suonare per un pubblico che gli vuole sinceramente bene, e trasformare i propri ricordi in arte.
Il libro di Stefano Galazzo è diviso in tre capitoli. Il primo (La morte nelle canzoni di Fabrizio De André) è dedicato alla morte, vista non tanto come la fine terrena dell’esistenza, ma come freddezza interiore, a volte causata dalla cattiveria di chi ci circonda e ci impedisce di esprimerci per ciò che valiamo, costringendoci addirittura a tradire i nostri sogni. La morte, però, è anche il momento della resa dei conti, l’attimo estremo in cui un uomo mostra il senso definitivo della sua esistenza, o il dolore che l’ha segnata, come accade ai suicidi.
Il secondo capitolo (Gesù e la Buona Novella) è una attenta analisi dell’album La Buona Novella messo a confronto con i vangeli apocrifi (che ispirarono, per sua stessa affermazione, De André) e canonici, nel tentativo di scoprire analogie e differenze con i testi sacri.
Il terzo e ultimo capitolo, infine, dal titolo La marginalità, analizza in particolare la solitudine colta nel suo duplice aspetto di imposizione da parte del potere e di libera, consapevole scelta personale, che molti protagonisti delle ballate di De André compiono per rimanere fedeli a se stessi e ai propri valori.
Il libro si è aggiudicato il secondo posto al Premio Carver 2012, sezione saggi, ed è arrivato finalista al Premio Letterario Internazionale Europa, edizione 2013, organizzato dall’Università della Pace della Svizzera Italiana di Lugano.